giovedì 6 ottobre 2011

Moto di rivoluzione

Leggo o scrivo, scrivo o leggo. Quando riprendi un pochino del tuo tempo e dei tuoi spazi è difficile scegliere.
Assaliti da una specie di bulimia dell'azione, vorresti poter fare mille cose insieme.
Leggere, scrivere, mettere in ordine belletti e vestiti, coccolarsi un po' con manicure ecc... Insomma tocca scegliere!
e io scelgo di scrivere, dopo quasi due mesi, anzi toglierei il quasi. Temevo di non sapere più cosa scrivere, di non avere più niente di degno di nota da raccontare. Non che prima ci fosse qualcosa di veramente degno, o che si avvicendassero nella mia vita eventi eccezionali, ma sentivo che c'era del ritmo e che a leggerlo non ci si sarebbe annoiati più di tanto.
La verità è che quello che mancava davvero in questi due mesi era tempo e forza.
Ed ora, non vorrei dirlo troppo ad alta voce, ho la sensazione di aver ritrovato un pochino il ritmo giusto, che per me è una conditio sine qua non per riuscire a vivere più serenamente.
Credo di essere riuscita in qualche modo a riprendere il giro, la mia personalissima batteria, ha smesso di suonare in controtempo, cosa decisamente più affannosa, ed ha finalmente trovato un ritmo che si allinei abbastanza con la sinfonia dell' universo mondo.
Non è mai esattamente lo stesso identico ritmo del mondo esterno, perché credo che anche questo mi preoccuperebbe un po', facendomi temere di non riuscire a riconoscermi dal tutto, ma azzarda un controcanto che ben suona con il resto.
Comunque, metafore musicali a parte, sebbene le vacanze siano lontanissimo ricorso e la stanchezza dell'inverno incominci a farsi sentire, io comincio a sopportare meglio la cadenza di luce e buio.
A voler ben vedere da agosto ad oggi di cose ne sono successe, tutta una serie di piccoli eventi che hanno riempito le mie giornate, spesso rendendomi il respiro affannoso. Forse è anche per questo che ho avuto bisogno di risparmiare qualche energia.
Vorrei poter dire che al 21 di agosto, dopo 10 giorni di pseudo ferie, non mi sarei proprio aspettata che settembre potesse essere così ostico, ma non è così.
Io il mio settembre lo conosco bene, ho un rapporto viscerale con questo mese, non solo perché è
Il mio, quello in cui sono nata intendo.
Ormai nove anni fa al secondo anno di universitá proprio il primo di settembre, ho realizzato in maniera cosciente, dopo un anno decisamente difficile fatto di grandi sbalzi umorali e difficoltà ad alzarsi dal letto, che avevo bisogno di rimettermi in sesto.
Quel primo settembre pioveva, lo ricordo bene perchè ho avuto la sensazione che mi piovesse sia intorno che dentro, che fosse giunto il momento di lasciar scorrere acqua su tutta una serie di fatti, di oggetti di ferite e ricominciare.
La rivoluzione non è mai cosa facile, e ricordo che e i giorni successivi furono difficili, ma intensi.
Da 9 anni a questa parte io il primo settembre mi sveglio... E piove, ma già nel pomeriggio c' é il sole! E anche quest'anno è stato così.
Così anche quest' anno, come é capitato spesso in questa decade meno 1, le prime settimane sono state un alternarsi di scoramento e sconforto e processo di rigenerazione delle energie.
la precarietà mia e di Nicola, un po' di difficoltà nel rapporto con il nuovo capo, la stanchezza di dover gestire la casa in alcuni momenti tutta da sola, il confronto con alcuni amici trentenni ben più stabili e realizzati hanno messo in moto il solito processo di messa in gioco di se stessi. Ma Credo che ancora una volta mi abbia fatto bene.
Oggi è il 1 di ottobre e chiudo i conti con me stessa, almeno per ora, con qualche presa di coscienza in più sia sulle cose positive che le negative del mio modo d'essere, ed entrambe mi fanno sentire più ricca. Mi basta poco!