Suona la sveglia. Ho gli occhi ancora chiusi e in lontananza sento mia sorella che si lamenta dell' essersi dovuta svegliare così presto, la prima volta da mesi. Nella mia testa incomincia un mantra
"Fai che sia venerdì, fai che sia venerdì" apro un occhio e butto uno sguardo alla sveglia.
Dho!... È mercoledì, ancora!
Buongiorno, Milano questa mattina è grigia e dopo i trenta gradi di ieri e phon oggi forse pioverà. La tragedia è che se anche non dovesse, il livello di umidità è tale che ci ritroveremmo comunque bagnati. Sono stanca morta, continuo a dirmi domani esco presto dal lavoro e torno a casa per organizzare un po' la mia nuova vita, ma è pressoché impossibile, torno a casa tardi, preparo da mangiare e a quel punto, cotta, non riesco a fare molto. Niente scatoloni, niente scrivere, niente leggere e niente comunicazione con il resto del mondo.
A suo tempo quando abbiamo realizzato il passaggio di consegne al lavoro devo averlo sottovalutato, come mole intendo. O forse speravo che alcune enormi perdite di tempo non sarebbero più state affare mio. Come dover continuamente rimettere insieme i pezzi di lavoro che altri non vogliono fare e che non sarebbero di mia competenza. Peró, purtroppo o per fortuna, io ci sono sempre e rispondo sempre, quindi tocca a me anche quello.
Non mi spiace e non soffro particolarmente del dover lavorare sotto pressione, solo non riesco a sopportare il rischio di poter perdere qualche pezzo. Cosa praticamente inevitabile. E così, ripasso in maniera quasi ossessiva quello che devo fare, mentre cammino, alla toilette, mentre sono al telefono e alla fine inevitabilmente buco... non la data edicola, ma la fermata della metropolitana. Sarà meglio tornare indietro, o questa mattina non si parte!
Nessun commento:
Posta un commento