Questa settimana sono stata piuttosto indisciplinata, lo ammetto.
Avrei voluto scrivere molto più di quanto io non abbia fatto.
Ad assorbirmi completamente: il lavoro, il solito caos cosmico familiare e la voglia di fuga, o meglio di indipendenza.
Il tempo passa e io alterno momenti di estrema razionalità in cui penso che tanto vale aspettare di sapere come andranno a novembre le cose, ad altri in cui decido di lasciarmi andare, per una volta, e decidere quindi di andarsene comunque di casa.
Sono stufa di fare liste dei pro e i contro, anche perchè questo sistema fino ad oggi non mi ha dato grandi soddisfazioni o sicurezze.
Allora forse per una volta forse varrebbe la pena giocare d'istinto e vedere cosa ne viene fuori.
Così è da mercoledì che frugo su internet alla ricerca di qualcosa di adatto a me e Nicola e le nostre tasche vuote. Mi rifaccio gli occhi tra le foto dei più disparati appartamenti in affitto. Calibro con cura costo del canone, spese condominiali e valuto ipotetici costi di luce e gas, in modo che il tutto non superi il budget . Per il resto non ricerchiamo grandi requisiti: max 700€, bilocale e in qualsiasi parte di Milano purché servite dalla metropolitana, per il resto... Vale tutto!
Ieri mentre ricercavo con attenzione, incappo in un annuncio interessante , guardo le foto e me ne innamoro.
Un nido, un graziosissimo nido rosa, invece che sui rami, sull'acqua. Già, perché l'appartamento è un piccolo loft, tutto rosa al suo esterno, che affaccia sulla Martesana, con un' enorme finestra che tiene quasi tutta la parete della sala.
I 3 parametri fondamentali tornano, in più è veramente delizioso, strutturato in maniera funzionale pur essendo un open space. Con un bellissimo bagno dal pavimento a scacchi bianchi e neri e una vasca francese con dei " piedini"'a conchiglia a sorreggerla. Fantastico!
Vorrei proprio andarlo a vedere,ma Nicola domani non può, credo che comunque chiamerò il proprietario.
Basta sento il bisogno di tentare.
Un mese e passa fa quando a Linda, una carissima collega redattrice, non hanno rinnovato il contratto e ci ha riferito di essere incinta, sono rimasta decisamente perplessa.
Non so cosa avrei fatto al suo posto, ora a distanza di un mese, sono sicura che Linduccia abbia fatto la cosa giusta. Siamo la generazione degli equilibristi. Requisiti fondamentali per procedere: flessibilità, capacità di cavarsela sempre e comunque e la totale mancanza di paura davanti all'instabilità psicologica, lavorativa economica e chi ne ha più ne metta. Siamo sulla buona strada con il percorso evolutivo, la mia generazione è ormai quasi del tutto rassegnata ad ogni tipo di rassicurante stabilità. Siamo la generazione che, come direbbe De Gregori " cammina sui pezzi di vetro". Vale davvero la pena andare avanti a vivere comunque senza tirarsi indietro, senza troppe elucubrazioni che ci potrebbero rivelare un finale alla " Aspettando Godot", che come da copione non arriverà mai Nell'attesa, nell'indecisione tanto vale buttarsi e vivere!
Nel frattempo al lavoro è arrivato l'ultimo giorno anche per Enrica, mitica caporedattrice dei femminili, che dopo 12 anni si sposta in tutt'altra sezione. Per fortuna da noi riusciamo a trasformare quasi sempre un momento di "addio" in un'occasione goliardica. Si fa sempre più fatica ma ci riusciamo. Intanto gli spazi in ufficio si fanno sempre più ampi e a pranzo siamo sempre meno stretti.
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