martedì 29 marzo 2011

Navigare a vista

Questa sera scrivere spero possa avere quell'effetto curativo che già tante volte ha avuto. Spero che “assalire” questo foglio elettronico mi farà sentire un pochino meglio.
Da settimana scorsa in ufficio si alternano discorsi più meno ufficiali su come stanno andando le cose, su quale sia il futuro per la nostra sezione. La verità è che un'idea precisa su quel che sarà di noi, non lo ha nemmeno il direttore di divisione, né tanto meno il mio capo, direttore editoriale. Quest’incognita posso anche capirla. Voglio dire capisco perfettamente che quando le cose vanno male, si incomincia a contenere i costi quanto più è possibile.
Si comincia ad eliminare qualche spreco di rappresentanza, poi si diminuisce il personale, chiaramente quello che si può lasciare a casa non licenziando, ma non rinnovando i contratti.
E poi si naviga a vista, parola d'ordine in questi giorni.

Quello che non riesco a capire è come si sia arrivati a tutto questo. Non riesco a sopportare gli sprechi davvero esagerati del passato, quando le cose andavano bene, e alcuni "sprechi" forse sembravano un diritto. Non sto parlando nello specifico di dove sono ora, io all'epoca non c'ero neanche, non ho fatto in tempo a vivere i fasti che furono di questo impero. La stessa situazione l'ho vista e la vedo replicata mille volte, è la nostra Italia che funziona così.  
Ho la sensazione che le cose siano andate più o meno come quando sei in vacanza in formula all inclusive. Non importa che tu abbia realmente fame o sete, ce n'è in abbondanza e tu mangi e bevi senza averne davvero bisogno. Ad un certo punto smetti completamente di percepire i bisogni reali, e riuscire ad uscire dagli schemi mentali di benefit aziendali, riconoscere gli sprechi, sganciarsi dalle zavorre diventa assolutamente complicato.
E così ci troviamo dove siamo ora in uno stato di totale incertezza e con ancora qualche retaggio da "all inclusive" difficile da scardinare.
Cosa posso fare? noi cosa possiamo fare?
Io ho studiato, con fatica, mantenendomi gli studi e non solo.
Ho iniziato a lavorare che avevo 17 anni e ho incominciato a mettere da parte qualche contributo a 24.
Ho fatto gavetta lavorando anche fino alle 2.00 del mattino per un personaggio pubblico che proprio non riusciva a mettermi in regola. Esperienza che tra l'altro è stata cosi formante che, malgrado tutto, rifarei anche oggi.
Sono incappata in datori di lavoro che si sono rivelati veri e propri truffatori, non dico tanto per dire, parlo di persone le cui gesta sono state tanto "eroiche" da rientrare nei verbali di tribunale.
Non mi risparmio mai, davvero, ho mille difetti, ma sul lavoro non mi risparmio mai.
Non solo perché mi piace fare una bella figura con il capo e i colleghi, ma perchè lavorare mi fa' sentire realizzata. Perchè quando mi rendo conto di aver fatto bene il mio lavoro, di aver risolto un problema, di essere riuscita a rendere più veloci o efficienti dei passaggi mi sento estremamente soddisfatta.
Perchè ho la sensazione che il lavoro ben fatto nobilita davvero cazzo! Voi non avete la stessa impressione? Quanti saremo ad aver avuto lo stesso banalissimo percorso di vita, assolutamente nessun eroismo, solo il desiderio di fare bene il nostro. Possibile che sia così impossibile darne prova, ricevendo in cambio un contratto che duri un po' più di 6 mesi o una partita IVA che non sia un vuoto a perdere. Come siamo arrivati a questo punto?
Ho 29 anni sono assunta a tempo determinatissimo, sono innamorata di una persona che come me “naviga a vista” e non chiede altro di poter dare prova di quello che sa fare. Ogni mese, da un po’ di tempo a questa parte, rifacciamo i conti con la nostra situazione di precari squattrinati, nella speranza di trovare il modo per poter andare a vivere insieme, per trovare il modo di costruirci qualcosa di nostro, fosse anche solo un po’ di serenità.
Troviamo comunque il modo di essere felici con nulla, troviamo comunque il modo di non perdere di vista le cose realmente importanti e di non dimenticarci che siamo comunque molto fortunati. Domani sera per l’ennesima volta rifaremo di nuovo quei “conti” nella speranza che prima o poi, quadrino.

Se siete arrivati alla fine di questa pagina con me vi ringrazio per aver sopportato e supportato. Perché in fondo il fatto di scrivere mi fa’ star meglio, ma anche il fatto di condividere queste sensazioni con qualcuno che magari avrà annuito qua e là, che magari sta vivendo le mie stesse paure e chi sopporta “ croci” ben più pesanti… mi fa sentire decisamente meno sola.
Grazie!

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